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I vocaboli che usiamo fanno la differenza, sempre…

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Quante volte ci siamo sentiti dire, <<Sei troppo piccolo per salire lassù>>, <<Attento che cadi>>, <<Non sei capace nemmeno di innaffiare una piantina>>, <<Fermati che ti fai male, queste sono cose da adulti>>, <<Attento a scendere le scale che cadi>>, <<La tua cameretta è sempre in disordine e i tuoi giochi sono dappertutto>>, <<Non lavi mai i denti>>, <<Vai piano con l’altalena>>, <<Colpisci sempre male questa palla>>, <<Non correre>>, <<Non sudare>>. Queste credenze limitanti, le avete, tutti quanti, registrate nel vostro cervello, già dai primi mesi di vita e le trasferite, quando è il vostro turno, ai ragazzi che incontrate. I fanciulli riflettono nella società le loro competenze e conoscenze per come sono stati trattati. Proviamo ad immaginare se l’insegnante di Mozart gli avesse detto: << Hai 4 anni e sei troppo piccolo per suonare>>. Sforzatevi, quindi, di improntare sempre il modo di comunicare con i ragazzi e con tutti i figli dei vostri amici in chiave positiva e costruttiva, instradando gli stessi a giungere a soluzioni positive, ovviamente sempre ponderando il caso, le possibilità e le potenzialità tipiche di ogni fascia di età.

Rapportate la grandezza con l’età e rivolgetevi loro con: bambino Grande 1 per un anno; bambino Grande 2 per due anni; bambino Grande 3 per tre anni; bambino Grande 4 per quattro anni; bambino Grande 5 per cinque anni; bambino Grande 6 per sei anni; bambino Grande 7 per sette anni e bambino Grande 8 per otto anni. Da nove anni in su, chiamateli ragazzi e mai bambini.     

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